Ogni anno una larga parte dei finanziamenti agevolati messi a
disposizione dagli enti pubblici Italiani e dalla Comunità
Europea vengono richiesti ed utilizzati da parte di giovani che
inntendono iniziare una attività imprenditoriale. Il Dlgs. 21/4/2000 n. 185 mette a disposizione una serie di contributi,
rivolti all'intero territorio nazionale, per agevolare la creazione di
piccole imprese sia societarie che in forma individuale.
Tali contributi si rivolgono alle seguenti categorie di imprese:
1 - MICROIMPRESE
2 - FRANCHISING
3 - LAVORO AUTONOMI
1 - MICROIMPRESE
2 - FRANCHISING
3 - LAVORO AUTONOMI
Per effettuare una domanda di prestito d onore occorrono innanzitutto
alcuni requisiti personali, come la maggiore età, la non occupazione per
almeno sei mesi precedenti alla presentazione della domanda, e la
residenza nel territorio coperto dalle agevolazioni. Il tutto è gestito da Invitalia. I processi di finanziamento sono gestiti quasi esclusivamente
via internet: è possibile accedervi attraverso il sito Invitalia Autoimpiego. Su moduli.it
è invece possibile scaricare il modulo di domanda per il prestito
d’onore.
Approvato il progetto ed eragato il finanziamento, l'ente ha finito
il suo compito ed il soggetto finanziato è divenuto imprenditore.
Ma questi interventi sono realmente utili se così strutturati ?
Sicuramente finanziare una nuova impresa
per iniziare una attività è cosa lodevole, ma se poi detta impresa viene
lasciata o meglio abbandonata a se stessa, nelle fasi iniziali di
sviluppo è altrettanto sbagliato !
Concedere un finanziamento per iniziare un
attività ad un soggetto privo di esperienza e non sostenerlo,
affiancarlo, consigliarlo nella gestione e sviluppo dell'impresa, sarà
più un danno che un incentivo.
Se quel giovane neo-imprenditore, non
avendo esperienza e conoscenza del mercato, non saprà gestire, essere
competitivo o incapace di ritagliarsi una fetta del suo mercato di
riferimento, si ritroverà in una condizione di indebitamento dalla quale
difficilmente riuscirà ad uscire. Precisiamo che il denaro ricevuto a
titolo di finanziamento agevolato deve essere restituito e, all'ente
finanzatore, il perchè non si è riusciti nel progetto non interessa.
Una giusta iniziativa da parte dell'ente
pubblico a completamento del finanziamento, a mio avviso, potrebbe
essere la creazione di un "network" con il quale il neo-imprenditore si
potrà e dovrà confrontare con imprese già operanti nello stesso settore,
collaborare, acquisire esperienza nonchè trovare la necessaria
consulenza per affrontare il vero start-up aziendale.
E' troppo semplice finanziare un progetto
con soldi pubblici, il difficile è sapere come aiutare quel
neo-imprenditore a sviluppare l'iniziativa, difficile perchè per farlo
non serve un burocrate, difficile perchè si dovrebbe pensare ed agire
come imprenditori che, come fine, hanno la crescita aziendale e non, il
gestire soldi pubblici per, forse, soli fini statistici.
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