lunedì 4 giugno 2012

Ogni anno una larga parte dei finanziamenti agevolati messi a disposizione dagli enti pubblici Italiani e dalla Comunità Europea vengono richiesti ed utilizzati da parte di giovani che inntendono iniziare una attività imprenditoriale.  Il Dlgs. 21/4/2000 n. 185 mette a disposizione una serie di contributi, rivolti all'intero territorio nazionale, per agevolare la creazione di piccole imprese sia societarie che in forma individuale. Tali contributi si rivolgono alle seguenti categorie di imprese:
1 - MICROIMPRESE
2 - FRANCHISING
3 - LAVORO AUTONOMI
Per effettuare una domanda di prestito d onore occorrono innanzitutto alcuni requisiti personali, come la maggiore età, la non occupazione per almeno sei mesi precedenti alla presentazione della domanda, e la residenza nel territorio coperto dalle agevolazioni. Il tutto è gestito da Invitalia. I processi di finanziamento sono gestiti quasi esclusivamente via internet: è possibile accedervi attraverso il sito Invitalia Autoimpiego. Su moduli.it è invece possibile scaricare il modulo di domanda per il prestito d’onore. 
Approvato il progetto ed eragato il finanziamento, l'ente ha finito il suo compito ed il soggetto finanziato è divenuto imprenditore.
 Ma questi interventi sono realmente utili se così strutturati ?
Sicuramente finanziare una nuova impresa per iniziare una attività è cosa lodevole, ma se poi detta impresa viene lasciata o meglio abbandonata a se stessa, nelle fasi iniziali di sviluppo è altrettanto sbagliato !
Concedere un finanziamento per iniziare un attività ad un soggetto privo di esperienza e non sostenerlo, affiancarlo, consigliarlo nella gestione e sviluppo dell'impresa, sarà più un danno che un incentivo. 
Se quel giovane neo-imprenditore, non avendo esperienza e conoscenza del mercato, non saprà gestire, essere competitivo o incapace di ritagliarsi una fetta del suo mercato di riferimento, si ritroverà in una condizione di indebitamento dalla quale difficilmente riuscirà ad uscire. Precisiamo che il denaro ricevuto a titolo di finanziamento agevolato deve essere restituito e, all'ente finanzatore, il perchè non si è riusciti nel progetto non interessa. 
Una giusta iniziativa da parte dell'ente pubblico a completamento del finanziamento, a mio avviso, potrebbe essere la creazione di un "network" con il quale il neo-imprenditore si potrà e dovrà confrontare con imprese già operanti nello stesso settore, collaborare, acquisire esperienza nonchè  trovare la  necessaria consulenza per affrontare il vero start-up aziendale.
E' troppo semplice finanziare un progetto con soldi pubblici, il difficile è sapere come aiutare quel neo-imprenditore a sviluppare l'iniziativa, difficile perchè per farlo non serve un burocrate, difficile perchè si dovrebbe pensare ed agire come imprenditori che, come fine, hanno la crescita aziendale e non, il gestire soldi pubblici per, forse, soli fini statistici.